Giornate degli Autori 2018: a Venezia un cinema in piena trasformazione

Venezia si tinge di rosa con le Giornate degli Autori. Giunta alla 15esima edizione, la rassegna curata da Giorgio Gosetti si terrà dal 29 agosto all’8 settembre, parallelamente al Festival di Venezia, con un ricco programma fatto di ospiti d’onore e film in concorso provenienti da quindici nazioni.

Sull’onda del movimento #MeToo e di una maggiore attenzione al tema della parità di genere, ben sei lungometraggi su dodici nella selezione ufficiale sono diretti da donne: “È il risultato di una ricerca senza steccati e presupposti. Abbiamo cercato il meglio e spesso lo abbiamo trovato nella sensibilità femminile”, ha dichiarato Gosetti: “in tutti i film i personaggi femminili giocano un ruolo cruciale, sintomo di un tempo in cui al centro della ricerca c’è sempre più spesso il nucleo originale della società: una famiglia scomposta, disgregata, riaggregata, messa in discussione dal ruolo che la donna porta con sé”.

Che la rassegna dedicasse un focus particolare ai talenti femminili è stato chiaro fin da subito: il manifesto ufficiale (una donna sul ring, con guantone rosso pronto al colpo) e il programma speciale Women’s Tales, in collaborazione con la casa di moda Miu Miu, ben rappresentano la vocazione della manifestazione di quest’anno.

Per l’edizione 2018 spicca inoltre un programma decisamente fitto: serata di apertura dedicata al maestro Rithy Pahn, punta di diamante dell’evento che, dopo il pluripremiato L’Immagine mancante, torna a raccontarci col suo nuovo lavoro la cruda realtà della Cambogia e degli Khmer rossi: Les tombeaux sans noms. Sempre in apertura, sarà proiettato C’est ça l’amour della regista francese Claire Burger, già vincitrice nel 2014 della Caméra d’or. Da non perdere anche il western al femminile Continuer, firmato Joachim Lafosse, e Mafak, di Bassam Jarbawi, in prima mondiale al Lido. A rappresentare il cinema italiano ci saranno invece Pippo Mezzapesa, con Il bene mio; Valerio Mieli, che torna dietro la macchina da presa nove anni dopo la sua opera prima, con Ricordi?; e Maria Di Razza, con il romantico film di animazione Goodbye Marilyn.

Quando abbiamo cominciato nel 2004, con Citto Maselli, Emidio Greco, Roberto Barzanti – ha affermato Gosetti – avevamo meno di tre mesi davanti, zero budget, tante idee e una scommessa comune da vincere, in piena sintonia con la Biennale. Oggi crediamo di proporre un programma che va ben oltre la semplice vetrina dei film della selezione ufficiale, una luminosa finestra aperta sul lavoro degli autori, sulle loro sfide e sulle emergenze e le prospettive di un cinema in piena trasformazione”.