Da Taranto a Venezia: Michele Riondino è il nuovo padrino del Festival
Classe 1979, sangue pugliese e una lunga carriera tra cinema e teatro. È questo il profilo di Michele Riondino, padrino della 75esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che si terrà dal 29 agosto all’8 settembre. Per il secondo anno consecutivo (il 2017 è stato l’anno di Alessandro Borghi) sarà un uomo a fare gli onori di casa in Laguna, in netta controtendenza con la lunga e consolidata tradizione delle madrine dei festival cinematografici.
Il viso mediterraneo di Riondino ci riporta indietro nel tempo, alla Sicilia degli anni ’90 de Il giovane Montalbano: 6 film per la tv, quasi 8 milioni di spettatori e uno share del 30%. Arriva così il successo per un attore che di gavetta ne ha fatta tanta: dall’esordio in teatro con artisti del calibro di Marco Bellocchio, Giuseppe Patroni ed Emma Dante, a importanti ruoli sul grande schermo in film come Il passato è una terra straniera, di Daniele Vicari, Fortapàsc di Marco Risi, Marpiccolo di Alessandro Di Robilant, il pluripremiato Noi credevamo e Il giovane favoloso di Mario Martone, La ragazza del mondo di Marco Danierli, per cui vince il Premio Pasinetti come migliore attore, nel 2016, proprio al Lido. Negli ultimi anni Riondino è tornato al suo primo amore: il teatro. Orfeo e Euridice, Giulio Cesare, Angelicamente anarchici – Fabrizio De Andrè sono alcuni degli spettacoli che lo vedono protagonista, con un’esperienza anche da regista per Don Andrea Gallo.
Ma Michele Riondino, che nella sua Taranto è anche il direttore artistico del concerto del Primo Maggio da oramai cinque anni, è soprattutto il simbolo dell’attenzione che il Lido rivolge ai giovani talenti italiani. Negli scorsi anni abbiamo visto crescere la presenza di volti nuovi e registi esordienti, anche grazie a premi innovativi come il concorso I Love GAI (Giovani Autori Italiani), la competizione dedicata a cortometraggi realizzati rigorosamente da under 40. Un’apertura al nuovo e verso il cambiamento, che contraddistingue il Festival degli ultimi anni, ben sottolineata dalla scelta non convenzionale di un padrino: “Sono molto grato al direttore Barbera e al presidente Baratta”, ha dichiarato Riondino in una recente intervista, “che decidendo di continuare sulla linea ostinata e contraria, mi danno la possibilità di partecipare in maniera attiva a questa rivoluzione di genere che concede a un uomo l’onore di aprire e chiudere il Festival di Venezia”. E anche il pubblico femminile ringrazia.